
Hoka hey!
Cavallo Pazzo vive nei cuori rossi
L'amore al tempo dei Sioux
- La determinata e instancabile azione investigativa di alcune procure distrettuali, specie quella di Milano, che portarono alla luce vasti fenomeni di corruzione e concussione della classe politica governativa e altri fenomeni di illegalità diffusa. Già in passato si era cercato di indagare sulla corruzione politica, ma stavolta il tentativo fu molto più deciso, anche per il concorso di inquirenti particolarmente dinamici come l'allora pubblico ministero Di Pietro.
- I mass media quasi al completo, televisioni di Stato e non, giornali di opinione, radio e persino riunioni di condominio che attaccano con la forza di un uragano la classe dirigente e ne chiedono la destituzione.
- Un presidente della repubblica come Francesco Cossiga, il quale, credendosi vittima di un'imboscata politica ordita ai suoi danni (l'affare Gladio), si mise, come fu detto all'epoca, a "picconare" senza sosta. Cioè prese a criticare ogni aspetto della classe politica dell'epoca anche con linguaggio pesante, generando polemiche a non finire e arroventando il clima politico della nazione. Tra l'altro il Presidente della Repubblica non può essere perseguito penalmente per le sue esternazioni.
- La ferma opposizione al governo da parte dell'opposizione dell'epoca basata sui partiti successori del Partito Comunista Italiano, cioè gli odierni Ds e Rifondazione Comunista, che misero in campo tutte le loro forze di pressione, militanti, simpatizzanti o elettori, sindacati di una certa area politica, circoli di aggregazione culturale.
- Una forza politica nuova e potenzialmente eversiva come l'allora nascente Lega di Umberto Bossi che si impose elettoralmente al Nord sottraendo voti al Pentapartito e intaccando quindi la larga maggioranza parlamentare di cui godevano i partiti di governo da tempo immemorabile. La Lega all'epoca si distinse pure per linguaggio violento e azioni massimalistiche che terremotarono ancora di più il clima politico della Nazione acuendo la richiesta di un cambiamento ai vertici.
- Il logorio che l'uso prolungato del potere genera su chi lo gestisce a dispetto della celebre frase di Andreotti che suonava "Il potere logora chi non ce l'ha". Il lungo uso o abuso del potere crea antipatie e rivalità nella stessa classe politica che lo pratica, attenua in alcuni casi la solidarietà di casta, genera sfiducia e insofferenza nelle stesse file della maggioranza verso leader (un esempio era quello di Andreotti o Craxi) che occupano la scena politica da troppo tempo, frustando forse le ambizioni di oppositori interni.
- Un clima politico internazionale rivoluzionato dalla sparizione di uno dei capisaldi dell'Equilibrio del Terrore, ossia dell'impero sovietico, abbattuto prima dalla glasnost di Gorbaciov e poi dalla rivoluzione democratica capeggiata da Eltsin. La caduta del comunismo sovietico e successivamente del Muro di Berlino indebolì i potenti collanti ideologici che tenevano uniti i blocchi governativi moderati in molti paesi e anche in Italia. Venendo a mancare la Minaccia Rossa venivano pure a mancare molte delle ragioni fondanti delle forze politiche che vi si opponevano.
Naturalmente dietro tutto questo ci fu lo sdegno popolare per il marcio che emergeva ai vertici del sistema, ma lo sdegno fu una conseguenza dei fenomeni sopra elencati.
Analizziamo invece quali forze furono necessarie per ottenere il più vicino sconvolgimento politico registrato in questo paese. Mi riferisco alla cosiddetta caduta della Prima Repubblica, ossia a quel movimento politico-giudiziario che cancellò quasi del tutto la classe politica al potere agli inizi degli anni Novanta (diversi esponenti di quella parte politica comunque sono sopravvissuti riciclandosi in vario modo, come Casini, Pisanu, Mastella o Amato, l'attuale ministro dell'Interno, e Boselli dei nuovi socialisti). Per chi ha scordato quegli eventi, ricorderò che in quegli anni fu totalmente smantellata l'impalcatura dei partiti al governo, che comprendevano la Democrazia Cristiana, il Psi di Bettino Craxi, il Psdi, il Pli e Pri. Quasi tutti gli esponenti politici di allora furono indagati dai magistrati per diversi fenomeni di corruzione o di diffusa illegalità, quasi tutti ebbero la carriera distrutta, alcuni finirono in prigione - quattro gatti e quasi tutti per pochissimo tempo - qualcuno si suicidò o dovette espatriare. Andreotti, in ogni modo riuscì a farla franca come al solito.
Nel seguito di questo post esamineremo più da vicino le forze e i movimenti che furono necessari per abbattere quella parte del sistema partitico al governo nell'epoca indicata e cercheremo di capire se le odierne forze della contestazione sono paragonabili a esse.
ho da farle un'importante proposta di lavoro, ma prima mi consenta di informarla su un mio recente infortunio. L'altro giorno, mentre ero per strada ho dato una fragorosa capocciata in un palo della luce. La capocciata non era poi tanto forte, sono certo che non ha intaccato in nessun modo la mia lucidità mentale.
Dunque, esimio signor Grillo, la mia proposta nasce da due riflessioni. La prima è che lei, con tutte le iniziative politiche e artistiche di cui è protagonista, ha poco tempo da dedicare ai suoi numerosi impegni e quindi anche al suo frequentato blog; mentre io, ahimè, ho tempo libero e tasche vuote. La seconda mia considerazione - scusi se oso e si ricordi della capocciata - nasce dal fatto che potrei saper scrivere forse un pizzico meglio di lei, è solo una remota possibilità, non una certezza. Cosa suggerisco, dunque? Ecco, vorrei fare il "negro" per lei. Prometto che sarei un negro volenteroso, educato, lavoratore e assolutamente remissivo. Prometto che non cercherò mai di immaginarmi pari a lei e che non scorderò mai che lo sventurato colore della mia pelle è diverso dal suo.
Gentile signor Attivissimo ho letto il suo post su "Viva, viva, viva l'Inghilterra / ma perché non sono nato là / ma chissà". (Anche se lei è lontano dallo Stivale da qualche tempo non avrà scordato la canzone di Baglioni, il cui contenuto sembra riecheggiare i suoi temi.)
Che dire? Non sono particolarmente felice di vivere in Italia e men che meno a Napoli, però quando trovo questi articoli che decantano terre del latte e del miele mi insospettisco non poco. Non so se la paghino per scrivere quelle mirabilie sulla Magnifica Albione, ma non ho potuto fare a meno di notare che nei pochissimi difetti che lei attribuisce alla sua terra di adozione ci sono gli stuzzicadenti e gli sciaquoni del bagno, mentre non mi pare che abbia fatto cenno agli assassinii per strada, con rito mafioso, di bambini di dieci o undici anni. Anche nella mia Napoli se ne vedono di cotte e di crude, come le sarà senza dubbio noto, ma questa dei bambini trucidati per strada alla maniera gangsteristica non si è ancora vista.
Ha inoltre scordato di parlare della gente di provenienza islamica che se ne va in giro imbottita di esplosivi, disposta a morire pur di portarsi con sé un po' di arroganti e edonisti gentleman con la pancia piena. Al di là del giudizio da dare a questi gesti estremi e certo dissennati, questa circostanza dimostra che nella da lei decantata patria del vivere bene c'è gente che vive così male da desiderare morire pur di danneggiare un sistema di vita che disapprova al massimo e da cui di certo non si sente rappresentata (come è noto tra quelle persone insoddisfatte esistono anche molti individui di cultura come medici e professionisti vari).
Lei, mi scusi, ha pure omesso di dire che qui in Italia, con tutti i difetti che abbiamo in queste lande talvolta infelici, non dobbiamo sorbirci tutti i giorni in televisione il viso da ebete di quell'incredibile rimbambito che va sotto il nome di principe Carlo, né dobbiamo temere il giorno in cui dovremo rivolgerci a questo citrullo col titolo di "Sua Maestà". Naturalmente i citrulli abbondano pure da noi, tuttavia non dobbiamo inchinarci al loro cospetto, e men che meno chiamarli Altezze Reali, Milord o Sir, né dobbiamo mangiarci il fegato mentre loro fanno impunemente stragi di volpi in qualche contea inglese.
Probabilmente lei, signor Attivissimo, avrebbe dovuto sottolineare di più il fatto che l'Inghilterra va bene per professionisti intelligenti e capaci come lei che già in Italia guadagnerebbero bene e avrebbero un altissmo o Attivissimo tenore di vita; mentre potrebbe essere un disastro per gli schiavi da fast food a cui lei ha accennato.
Infine, se mi consente una nota più leggera, mi permetta di rammentarle che una nostra squadra, il Milan, l'anno scorso le ha suonate sia al Manchester United che al Liverpool e che la nostra nazionale ha vinto ben quattro titolo mondiali e non uno solo (per di più con un gol del tutto inventato nei tempi supplementari con la Germania nel ‘66).
Le consiglio di rileggere il suo articolo. Se lei è la persona onesta e corretta, nonché intelligente, che traspare dai suoi scritti, certamente troverà che si possono esternare con maggiore equilibrio sia i punti a favore della vita in Inghilterra che quelli contro. I più cordiali saluti da,
Francesco il Capitano.
Come qualcuno saprà devo pubblicare un mio romanzo in un futuro non lontanissimo, ma nemmeno imminente. Come qualcun altro potrebbe aver saputo da un mio vecchio post, in passato ho cercato di fare il disegnatore di fumetti. Non è strano che a un certo punto io abbia potuto immaginare la copertina del mio romanzo. E' un po' più strano l'aver pensato di riprendere in mano matita e fogli da disegno dopo una vita.
Per un po' ho tentato di respingere questo mio impulso. Non si contano gli anni intercorsi da quando ho appeso al chiodo gli attrezzi da disegno. E anche quando mi esercitavo tutti i giorni copiando le tavole dell'immenso Burne Hogart - ossia del più grande disegnatore di Tarzan e di una delle più belle matite di tutti i tempi - beh, nemmeno allora ero un granché come fumettaro. Insomma, mi impegnavo molto, sono uno che ci dà dentro sempre, ma il talento con la matita è un'altra cosa.
In ogni modo ho deciso che un tentativo di disegnarmi la copertina del romanzo si poteva sempre farlo. Di certo non sarebbe morto nessuno. Sono quindi andato nella più grande cartoleria napoletana, la Guida, che neanche a farlo apposta si trova nella (in questo blog) pluricitata Port'Alba. Sono salito fino al secondo piano del negozio, quello dedicato agli artisti, piano a cui non salivo da quasi vent'anni. Ho ritrovato subito antiche emozioni rivedendo pennini e inchiostro di china, pennelli e manuali per imparare a disegnare. Mi è sembrato di mettermi in una macchina del tempo e tornare a un mondo che ormai non c'è più. Il massimo dell'emozione l'ho provato quando ho avuto in mano una boccetta di inchiostro nero di china. Immaginavo di immergervi un pennello e poi passare delicatamente le setole dell'attrezzo intrise di nero seppia su un foglio Bristol. E' un'emozione che può comprendere solo chi si sia dedicato a questa pratica, anche perché usare bene il pennello con la china è una pratica che riesce solo ai maestri dell'illustrazione (io per esempio non ci riuscivo, usavo il pennello solo per riempire grandi spazi neri).
Comunque non la faccio lunga, anche se le suggestioni al secondo piano della cartoleria erano tante. Ho comprato un po' di attrezzi da disegno, cercando di spendere poco perché avevo seri dubbi sull'esito del mio tentativo. A casa tuttavia, pur dopo un lungo periodo di riassestamento, sono riuscito a creare una figura che si avvicinava alquanto alla mia idea. Qui ho esitato. Si trattava di ripassare a china la figura. Situazione da prendere con le molle perché già quando sei allenato non è raro che inchiostrando un buon disegno lo rovini. In tutti i casi indietro non si poteva tornare. Mi sono raccomandato l'anima a Dio e ho inchiostrato. Ci ho dovuto dare dentro di gomito, dato che c'era da riempire di nero larghe sezioni di foglio.
Il risultato finale dei miei sforzi artistici non è malvagio. Non so se l'immagine che ho creato possa essere un'efficace copertina di romanzo. Però so che è una discreta illustrazione da fumetti. Insomma, si può fare pure di peggio di quanto ho fatto io.
Il problema è che non ho lo scanner. Quindi al più presto, metto il mio disegno o una fotocopia in una busta e la spedisco al mio editore. Se anche il mio disegno non fosse adatto a una copertina di romanzo, mi sono comunque divertito a farlo. E' stata una bella esperienza. E' proprio vero che non bisogna mai dire mai. Nella vita prima o poi torni a fare pure cose da cui avevi giurato di stare alla larga.