Prima Isaac Asimov. C’era una volta un uomo di nome Isaac Asimov. Scienziato e notissimo scrittore di fantascienza, nonché forse il più letto divulgatore scientifico di tutti i tempi. Autore dell’indimenticabile ciclo di fantascienza della Fondazione. Creatore di appassionanti e vendutissimi racconti e romanzi di robot. Scrittore prolifico di centinaia e centinaia di saggi di argomento scientifico. Venne un’epoca in cui il nostro prode Asimov aveva tutto, tutto quello che in genere cercano gli uomini nella loro vita e che giudicano appagante. Aveva successo come pochi, aveva soldi quanti ne voleva, aveva (così si sarebbe espresso lui) cornucopia di donne, aveva serenità, consenso a 360 gradi e vita facile. Ebbene proprio in quell’epoca gli fu chiesto in una trasmissione televisiva di indicare il momento più felice della sua vita. Uno solo. Il punto che lui giudicava il più alto della sua esistenza.
Il prode Asimov avrebbe potuto indicare uno dei mille successi che aveva conseguito, ma non lo fece. Disse: so esattamente il momento più felice della mia vita. Avevo undici anni. Avevo da poco comprato una rivista di fantascienza (quelle pulp che furoreggiavano nell’America degli anni Trenta). E me ne tornavo a casa con la rivista sotto braccio pensando al piacere che avrei provato leggendo il racconto del mio autore preferito (roba di astronavi e alieni). Il momento più felice della mia vita, ci tenne a specificare il maestro della fantascienza, non fu quando comprai la rivista e men che meno quando la lessi. Fu lì, sulla strada per casa, con la rivista sotto braccio e la mente che spaziava nelle distese del cosmo creando le più affascinanti avventure con questo felice undicenne protagonista.
Poi l’altro. C’era un’altra volta un secondo uomo. Molto meno importante di Isaac Asimov. Anzi così poco importante che non vale nemmeno la pena di citarne il nome. Aveva poco o niente di quello che gli uomini giudicano necessario per essere appagati e certo nessun giornalista televisivo lo avrebbe intervistato nemmeno se si fosse trovato su un alto cornicione minacciando di buttarsi di sotto. Nessun giornalista gli chiese mai qual era stato il momento più bello della sua vita, ma ne aveva uno pure lui. E quel momento felice, pur essendo egli quanto di più diverso ci sia dal grande scrittore e scienziato, assomigliava parecchio a quello di Asimov. Si verificò quando quest’uomo aveva dieci o undici anni e se ne tornava a casa contento come non mai con un acquisto appena fatto dal giornalaio sotto casa. C’era una leggera pioggerellina, ricorda quest’uomo. E lui rideva sguazzando nelle pozzanghere del suo quartiere, accarezzando di tanto in tanto l’albo a fumetti che aveva acquistato. Quando lo accarezzava, ecco il momento più felice della vita di questo personaggio. Quando lo accarezzava e si vedeva proiettato in un mondo magico di supereroi. Dove avrebbe sconfitto biechi individui dotati di forza sovrumana e poteri al di là dell'immaginazione. Dove avrebbe conquistato il cuore delle più affascinanti supereroine che mai matita di disegnatore abbia creato. Era un albo di Devil, dell’Incredibile Devil, con una stupefacente avventura del tormentato Silver Surfer nella parte dedicata ai supereroi ospiti. Le pagine si alternavano, due a colori e due in bianco e nero. Avevano un profumo unico di stampa fresca. Una delle matite autrici di quell’albo apparteneva a uno dei più grandi disegnatori di fumetti di tutti i tempi, John Buscema, insuperato artefice di Conan il barbaro. Il testo era quello del mitico Stan Lee. Il nostro uomo aveva dato fondo a tutti i suoi risparmi per comprare quell’albo nuovo, sfidando pure i desideri dei genitori che gli consigliavano e quasi imponevano di usare i soldi della (magra) paghetta in modo diverso. Ma da quel giorno non ha mai smesso di credere che quello sia stato il migliore acquisto della sua vita.
La fine dei sogni
Il prode Asimov avrebbe potuto indicare uno dei mille successi che aveva conseguito, ma non lo fece. Disse: so esattamente il momento più felice della mia vita. Avevo undici anni. Avevo da poco comprato una rivista di fantascienza (quelle pulp che furoreggiavano nell’America degli anni Trenta). E me ne tornavo a casa con la rivista sotto braccio pensando al piacere che avrei provato leggendo il racconto del mio autore preferito (roba di astronavi e alieni). Il momento più felice della mia vita, ci tenne a specificare il maestro della fantascienza, non fu quando comprai la rivista e men che meno quando la lessi. Fu lì, sulla strada per casa, con la rivista sotto braccio e la mente che spaziava nelle distese del cosmo creando le più affascinanti avventure con questo felice undicenne protagonista.
Poi l’altro. C’era un’altra volta un secondo uomo. Molto meno importante di Isaac Asimov. Anzi così poco importante che non vale nemmeno la pena di citarne il nome. Aveva poco o niente di quello che gli uomini giudicano necessario per essere appagati e certo nessun giornalista televisivo lo avrebbe intervistato nemmeno se si fosse trovato su un alto cornicione minacciando di buttarsi di sotto. Nessun giornalista gli chiese mai qual era stato il momento più bello della sua vita, ma ne aveva uno pure lui. E quel momento felice, pur essendo egli quanto di più diverso ci sia dal grande scrittore e scienziato, assomigliava parecchio a quello di Asimov. Si verificò quando quest’uomo aveva dieci o undici anni e se ne tornava a casa contento come non mai con un acquisto appena fatto dal giornalaio sotto casa. C’era una leggera pioggerellina, ricorda quest’uomo. E lui rideva sguazzando nelle pozzanghere del suo quartiere, accarezzando di tanto in tanto l’albo a fumetti che aveva acquistato. Quando lo accarezzava, ecco il momento più felice della vita di questo personaggio. Quando lo accarezzava e si vedeva proiettato in un mondo magico di supereroi. Dove avrebbe sconfitto biechi individui dotati di forza sovrumana e poteri al di là dell'immaginazione. Dove avrebbe conquistato il cuore delle più affascinanti supereroine che mai matita di disegnatore abbia creato. Era un albo di Devil, dell’Incredibile Devil, con una stupefacente avventura del tormentato Silver Surfer nella parte dedicata ai supereroi ospiti. Le pagine si alternavano, due a colori e due in bianco e nero. Avevano un profumo unico di stampa fresca. Una delle matite autrici di quell’albo apparteneva a uno dei più grandi disegnatori di fumetti di tutti i tempi, John Buscema, insuperato artefice di Conan il barbaro. Il testo era quello del mitico Stan Lee. Il nostro uomo aveva dato fondo a tutti i suoi risparmi per comprare quell’albo nuovo, sfidando pure i desideri dei genitori che gli consigliavano e quasi imponevano di usare i soldi della (magra) paghetta in modo diverso. Ma da quel giorno non ha mai smesso di credere che quello sia stato il migliore acquisto della sua vita.
La fine dei sogni
iao davvero carino questo post pensa che Asimov era cliente dello studio dove io lavoravo..indiscutibili fumetti..a presto
RispondiEliminapostato da Aikido il 08/02/2006 23:55
ciao, grazie per il passaggio e per il commento sul mio blog! le cose non mi vanno bene, perchè vivo in un contesto di cui non condivido nulla o quasi..mi fa venire il mal di fegato l'ignoranza, la superficialità, il razzismo, l'imperialismo e tutto ciò che termina in "ISMO"....scherzo:)! mi dico sempre che raffrontarmi con chi non la pensa come me, mi migliora e mi aiuta a crescere...ma minchia si incontrano certe teste di legno che ti fanno pensare:"ma che cazzo me ne frega di stare a parlare con te, ma chi me lo fa fare a cercare di farti ragionare"...non che io sia un'illuminata, s'intenda! ma è troppo difficile andare aldilà delle apparenze!? insomma...a volte ho voglia di comunicare solo con chi mi capisce...è umano no?! ciao e buona giornata!
postato da lelia il 09/02/2006 11:12
buongiorno... sono igenista dentale e lavoravo in uno studio dove Asimov senior e junior si servivano dovrei avere anche un libro firmato.. a presto ciao
postato da Aikido il 09/02/2006 11:45
veramente ospitale questo blog! ci sono argomenti per tutti e per tutte le età. milim
postato da milim il 09/02/2006 17:54