mercoledì 29 dicembre 2010
Il paradiso editoriale può attendere
giovedì 16 dicembre 2010
Fantasmi a Natale
giovedì 9 dicembre 2010
Vivreste per 14 mila anni?
giovedì 2 dicembre 2010
Il gesto di Monicelli
sabato 27 novembre 2010
Piove a Napoli
Chiove ‘ncoppa ‘e cassunette
napulitane,
chiove ‘ncoppa ‘a munnezza
ca fete e s’arravoglia,
chiove n’coppa ‘a fetenzia
e int’’e vasce,
‘ncoppa ‘e schifezze ammuntunate
ca se scufanano int’’a zuzzimma,
domenica 21 novembre 2010
Mi faccio fico, divento scrittore di strada
martedì 16 novembre 2010
Via dalla pazza folla
mercoledì 10 novembre 2010
Unabomber era più pazzo di noi?
Un paio di giorni fa ho visto un documentario su Unabomber, l’individuo che in America ha inviato pacchi postali esplosivi a numerose persone, durante un periodo di quasi diciotto anni, provocando tre morti e 23 feriti. La caccia all’uomo che organizzò l’FBI è stata la più costosa della storia. Ma i danni derivanti dall’insicurezza sociale dovettero essere molto più ingenti. Il documentario mi ha colpito per vari motivi.
Prima di tutto perché Unabomber, al secolo Ted Kaczynski, era non un uomo intelligente, ma un genio. Aveva un quoziente di intelligenza di 167,
domenica 31 ottobre 2010
Il libro dei morti
Mariagrazia era allegra, amava i cani e le persone, adorava cucinare crostate di mele e ora è morta. Maurizio nacque ricco, ma la la sua famiglia subì un rovescio finanziario obbligandolo a crescere in quartiere popolare, ricostruì la sua fortuna intorno ai cinquant’anni avviando una fabbrica di giocattoli specializzata in bambole sexy per bambine aspiranti pornostar e ora è morto.
Peppe a scuola lo prendevano in giro perché oltre a essere grasso parlava in perfetto italiano e non in dialetto, poi da grande divenne magro, imparò il dialetto, si laureò in legge e sposò la figlia di uno dei principi del foro cittadino ereditandone beni e clientela e ora è morto. Teresa scrisse per quasi tutta la vita a un cantante melodico di cui si era invaghita da ragazzina, il cantante a volte le faceva rispondere banalità da qualche segretaria, Teresa era contenta, poi un giorno decise che avrebbe potuto vivere anche senza le idiozie della segretaria o di quell’asino di cantante, che ora che ci rifletteva cantava proprio canzoni del cazzo e aveva pure un faccia del cazzo e si vestiva persino da cazzo, senza pensare a quel suo ciuffo del cazzo e a quelle cazzo di stronzate che sputava aprendo bocca, ma non visse ancora molto e ora è morta.
Paolo a scuola fregava i professori con la sua parlantina
lunedì 25 ottobre 2010
Fulmine Facebook
- Ringrazio Dio per averci regalato uno strumento miracoloso come Facebook. Ormai possiamo comunicare alla velocità del fulmine con qualsiasi angolo di mondo, con amici o parenti lontani che credevamo irraggiungibili, con un linguaggio essenziale, efficace, lontano dalla retorica. Perché fai quella faccia? Non sei d’accordo?
- No, sono con te al cento per cento. In effetti di recente con l’aiuto del prodigioso Facebook ho ritrovato una mia lontana cugina americana, che quasi non sapevo di avere, e ho potuto apprendere che parteciperà ad HALLOWEEENNNNNNNNN!!!!!!!!!!!! (scritto proprio così, con lo stesso numero di enne e di punti esclamativi). Era una notizia fondamentale che mai avrei potuto apprendere altrimenti.
- Vabbé, però i vecchi amici con cui ai bei tempi mangiavi pane e rivoluzione…
- Al di là del fatto che la rivoluzione mi spaventava pure da ragazzo, sì, un mio antico amico mi ha scritto che era contentissimo di ritrovarmi. Mi ha mollato una mezza dozzina di entusiastiche mail lunghe mezza riga e poi, quando dopo una sua sollecita richiesta reiterata in due o perfino tre messaggi, gli ho scritto dieci righe in cui sintetizzavo quasi poeticamente la mia vita dell’ultimo quarto di secolo… è sparito. Forse l’ha ucciso lo sforzo immane di leggere dieci righe tutte insieme.
venerdì 15 ottobre 2010
L’esercito dei mostri
In questo periodo rifletto spesso su come la vita dei nostri tempi sia strana e a volte bizzarra.
Uno schiaffo ti uccide, un pestaggio a sprangate ti fa (quasi) il solletico. Metropolitana di Roma, caso ormai arcinoto, dopo un litigio su una futile questione di precedenza un ragazzo romano e un’infermiera rumena vengono alle mani. Il ragazzo colpisce l’antagonista con un pugno loffio che sembra più una manata che un pugno (anche se l’avvocato della vittima dice che sembra un jab sinistro sferrato con la tecnica di Ray Sugar Robinson): l’infermiera crolla a terra e va in coma e ormai è data per spacciata. Torre del Greco, Napoli: un padre rimprovera due bambini che si sono impossessati del parco giochi impedendo ai coetanei di giocare. Per sua sfortuna i bambini rimproverati sono i figli di un camorrista denominato eloquentemente Tore ‘a Carogna, il quale organizza una fulminea spedizione punitiva per pareggiare il non ortodosso richiamo ai suoi pargoli. Sei nerboruti e violenti individui, tra cui il succitato Tore ‘a Carogna, piombano in un ristorante e massacrano il padre improvvido anche a colpi di casco da motociclista: risultato, il padre pestato va appena in ospedale senza aver subito a quanto si sa danni gravissimi.
sabato 9 ottobre 2010
Ottocento
lunedì 4 ottobre 2010
Un gatto, un cane e la fine del mondo
Un paio di sere fa tornavo a casa dopo aver comprato un pezzo di pane croccante in un forno aperto anche di sera (ci vado appena posso, il pane croccante di sera mi sembra più buono che di mattina). Improvvisamente sento un grido tra l’angosciato e l’adirato: “Vaffanculo, brutto stronzo!” E poi ancora Vaffanculo, Vaffanculo. Mi dico: staranno picchiando o rapinando qualcuno. Niente di tutto questo. Mi volto e per un attimo pare che il mondo si fermi. A pochi metri da me ci sono un cane e un gatto che si fronteggiano in silenzio. Il cane è uno di questi botoli antipatici tendente al peluche che ti ringhiano e abbaiano addosso appena ti hanno a tiro, e che cercano di azzannarti una gamba forti dell’appoggio dell’onnipresente padrone-guardia del corpo che ti porterebbe in tribunale se mollassi una sacrosanta pedata al suo ammasso di pulci stronzo e vigliacchetto. Il cane è grande almeno il doppio del gatto, ma non abbaia aggressivo come fanno i cani quando incrociano i gatti grandi la metà di loro. Il felino non ha per niente paura, ha pelo e coda rizzati e si avvicina pian piano a questo cagnone che abbaia e ringhia a omaccioni giganteschi, ma che per una volta sembra aver compreso il valore filosofico del silenzio.
lunedì 27 settembre 2010
Versione in classe dal napoletano
Damm nu vas rocj ca sap e fravul cumm’atté,
damm nu vas primm ca scapizz ccà ‘nterr
e damm nu vas, famm campà pur’ammè.
Nu vas ch cj pierd?
Pur si nun m vvuo’ bben,
pur si nun m può all’gg’rì,
damm''a vocca toij e famm arricrià.
Ma t’è vist ch femm’n ca sì?
L’e uardat chilli capill luongh e frishch?
E chill’uocchij chin e sol
e chelli braccij ianch e s’ccullel
‘ngoppp a stu piett maniariell
ca m fa fregner ‘ncuorp e arr’vutà e c’r’vell?
lunedì 20 settembre 2010
Io cioè il bene, tu cioè il male
Piccole domande sul bene e sul male. Girovagando nel web mi sono imbattuto in un post di Fiore sul bene e sul male e mi è venuta voglia di dire qualcosa di più lungo di un commento. La prima elementare considerazione in materia ci dice che tutti noi crediamo di sapere perfettamente che cosa sono il bene e il male, crediamo di riconoscere subito chi si comporta secondo l’uno o l’altro criterio; ma lo sappiamo davvero? Il bene e il male e esistono sul serio o sono solo due categorie morali che l’uomo ha artificiosamente inventato perché gli fanno comodo così come gli fanno comodo i semafori o le mutande fuori dai jeans a culo basso? Il bene e il male sono due concetti assoluti e veri a prescindere da noi esseri umani e validi anche in altre remote regioni e dimensioni dell’universo o sono validi (utili) solo in questo lembo insignificante di creato e in questo attimo fuggente che noi chiamiamo storia dell’uomo? Infine la domanda cruciale: ammesso che le categorie di bene e male esistano realmente, non potrebbero essere la stessa identica cosa, la stessa faccia di una sola medaglia? Forse il male, da una certa prospettiva, è indistinguibile dal bene e viceversa.
Il buon samaritano canta “We are the world”. Le domande sono tante e insidiose, come si vede, e lo spazio per affrontarle esiguo. Quindi mettiamoci subito al lavoro con alcuni facili esempi. Ecco che abbiamo la madre che si sacrifica per il suo bambino, lo nutre e cura e si toglie il pane di bocca per lui se necessario. Poi abbiamo l’uomo che commette un furto o un omicidio e infine il viandante lasciato moribondo dai briganti sulla strada tra Gerusalemme e Gerico e salvato dal buon samaritano (ma ignorato da altri prima di lui). Noi classifichiamo automaticamente queste azioni come buone o cattive.
martedì 14 settembre 2010
L’invasione degli Ultracorpi c’è già stata?
martedì 7 settembre 2010
I miei fumetti
sabato 28 agosto 2010
Il romanzo dei blogger
- Tieniti forte, voglio scrivere un romanzo sul mondo del blog.
- Ti senti bene? A chi cavolo può interessare un romanzo sul mondo del blog?
- A molta gente. A tutti i blogger e non solo. Conosci questo nostro ambiente, è ricco di spunti, di personaggi, di storie. C’è tutto nel blog, il dramma, l’amore, il mistero, dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, due o cento volte volte nella polvere e due volte sull’altar. E’ roba interessantissima.
- Sì, mi elettrizzo al solo pensiero di pantofolai che bivaccano davanti al computer dall’alba al tramonto. Con un materiale così ne verrà fuori un romanzo più movimentato di Alien contro Predator.
- Basta con questo tuo spirito distruttivo. Abbiamo un mucchio di spunti fortissimi da inserire nel nostro romanzo. Pensa un po’ a quanti personaggi abbiamo incontrato nella nostra lunga militanza sul blog. Parrucchiere poetesse in cerca di anima gemella, teppisti del commento anonimo, improvvisati capipopolo alla je m’indigne, dottori che si spacciano per bionde disponibili e bionde disponibili che si dichiarano malati terminali. Qui c’è materiale non per uno, ma per cento romanzi. E per il ritmo, ammetto che ci si deve lavorare un po’ su, ma non ho dubbi sulla riuscita.
- E sentiamo di cosa parlerebbe questo tuo romanzo sul blog?
lunedì 23 agosto 2010
Uno del popolo
Il popolo è rumoroso, il popolo è volgare, il popolo è maleducato, il popolo non ha letto i libroni e non conosce i salotti dove tutti parlano bene e sono sempre nel giusto, il popolo è permaloso e attaccabrighe, spesso aspira a fare il guappo, anche di cartone. Il popolo rutta e scorreggia per strada e piscia per strada e sputa per strada e bestemmia per strada e va a piedi nudi non nel parco, ma, guarda un po’, per strada, e fischia ai culi in strada, il popolo ascolta musica scadente, non solo per strada, il popolo mangia cibo scadente, ride per barzellette scadenti, ha suonerie per telefonini superscadenti, guarda film perlopiù scadenti, indossa vestiti da due soldi di gusto scadente e anche i suoi denti sono scadenti, e quando si fa di vino, droga e sigarette sceglie sempre e infallibilmente i prodotti di peggiore qualità. Ah, che brutta cosa è il popolo, ah, che mostro fu creato, non odora di lillà, non dice pardon, al massimo ti dice stronzon. Non fa testamenti, il popolo, né biologici, né di altra natura, pensa che morirai quando verrà il tuo momento e pensa che sia stupido pagare un notaio quando hai da lasciare in eredità le tue quattro ossa o poco più. Però però però.
lunedì 16 agosto 2010
Viva san Pancrazio protettore del mio blog
Le previsioni del tempo sul mio blog per oggi sono buone. Si prevede un virtuale cielo sereno, assenza di nuvole e temperatura intorno ai 30 webgradi Twitternheit. Nel pomeriggio tuttavia sono attesi addensamenti nuvolosi sulle colonne laterali e sui pie’ di pagina, con possibilità di brevi acquazzoni sugli script java degli ultimi commenti al post. L’anticiclone estivo proveniente da Wordpress in serata riporterà il sereno.
Viva san Pancrazio protettore del blog mio,
Viva san Pancrazio protettore mio ognor.
lunedì 9 agosto 2010
Il delitto e la raccomandazione (quasi) perfetti
mercoledì 4 agosto 2010
M’occia non M’occia, M’occia non M’occia
Intervista a Moccia e a Non Moccia.
La verità. Ritieni di dire la verità quando scrivi?
Moccia. Certo, non faccio sconti su certi argomenti. La verità è l’unica cosa al mondo che conta. Sì, pure i miei romanzi sono veri dalla prima all’ultima parola. E che nessuno osi ridere.
Non Moccia. Non so cosa sia la verità, ne se esista. Io di certo non la dico e non conosco nessuno che lo faccia. Nemmeno ora che sto negando di dire la verità dico tutta la verità. Non esiste una differenza tra uomini che mentono e uomini che non lo fanno, ma tra mentitori stupidi e mentitori coscienti che magari si vergognano un po’. Io spero di appartenere alla seconda categoria.
Fiducia negli uomini. Hai fiducia negli uomini?
Moccia. Sempre. Gli esseri umani mi sorprendono sempre in positivo. Li amo. Li amo anche di più quando comprano i miei libri su scusa ma ti chiamo amore e dicono che so scrivere, si sa. Ah ah ah, smack smack.
Non Moccia. Non si tratta di avere fiducia negli uomini, ma di comprendere il loro comportamento e agire di conseguenza. Il fatto che alcuni comprino i libri del mio quasi omonimo non contribuisce ad alimentare nessuna fiducia.
domenica 25 luglio 2010
Hollywood party
- Benvenuto alla festa, Charlie, sei più in forma che nel tuo film più bello, Luci della città.
- Sei troppo buono con me, Capitano. Ma detto tra noi, il mio film più riuscito è stato La febbre dell’oro. In ogni caso è un onore per me essere al tuo party.
- Vatti a sedere con John Wayne ed Edward G. Robinson, Charlie. Lo vedi, John è quello che alza il gomito su quel divano mentre ride alle spiritosaggini di Katharine Hepburn.
- Ci vado subito. Magari questa è la volta che scopro che cosa significa quella dannata Gi di Robinson.
- Ehi, James, ti stai divertendo? Ho visto che ti cercava Alfred Hitchcock, penso che volesse dirti qualcosa del vostro film La finestra sul cortile. Ma dov’è finito, Alfred? Un attimo fa era lì insieme a Rita Hayworth e Bing Crosby. Rideva come un matto per una barzelletta di Johnny Weissmuller.
giovedì 15 luglio 2010
Odio l’estate
Turisti cialtroni a ore nove. Sono seduto su uno scranno del Duomo di Napoli. Silenzio, pace, atmosfera suggestiva. Chi ha detto che non si possa trovare un angolo di serenità nella Città d’’o Sole? Non dura molto, ma questa volta i napoletani non c’entrano. Entrano frotte di turisti di aspetto nordico, alti, biondi rumorosi. Sono vestiti con pantaloncini quasi carnevaleschi, strascicanti ciabatte polverose, camicette da due soldi. Già così verrebbe voglia di prenderli a calci in culo, ma quelli si mettono a ridere e a chiacchierare nella pace sacra della chiesa e non contenti fanno lampeggiare le macchine fotografiche sotto i cartelli multilingue che vietano di far foto. Non sono pochi, sono tanti. E sono tutti buzzurri. E poi dicono i napoletani…
Culo gigante a ore tredici. Bordeggiando per le strade del mio quartiere, avvisto a proravia, diciamo a ore tredici, quello che sembra un culo gigante fasciato in aderenti pantaloni giallo canarino. Miraggio?
giovedì 8 luglio 2010
Le barzellette dei robot
Robot AZX2924: Dunque c’è uno di questi robot antichi. Sapete, quei modelli primitivi ormai estinti che si davano un sacco di arie, prima dell’avvento della cibernetica avanzata e dei biochip di sesta generazione…
Robot GHJ0945: Sì, conosco il tipo. Parli di quei ridicoli robot che se ne andavano in giro tutti impettiti, con l’aria di pensare di essere i padroni del creato e di avere ragione su tutto.
Robot WQK2287: Certo, quella specie di automa pomposo che iniziava ogni discorso dicendo io io io io.
Robot AZX2924: Ssssss, silenzio che mi fate perdere il filo, si fa per dire. Dicevo che c’era questo modello di robot tronfio che in ogni occasione si vantava di essere “speciale”. Delle volte giurava di essere un figlio prediletto di Dio e soprattutto strombazzava ai quattro venti di essere “libero”. Poteva fare una cosa o un’altra a seconda del suo capriccio. Cianciava addirittura di essere dotato di libero arbitrio.
martedì 29 giugno 2010
Amare è un po’ impazzire

mercoledì 23 giugno 2010
Il romanticismo odia il rosa
Selve di notte dove i rami degli alberi formano trame contorte. Un lume fioco si muove nella vegetazione portato da una figura che avanza spettrale. Crack, il rumore di un ramo spezzato provoca uno sbatter d’ali caotico. Oltre la selva, una villa di campagna, riccamente decorata, emana folate di fascino anche se è in decadenza, o forse proprio per questo. La villa sembra un castello severo, testimone di un passato eroico che non tornerà più. S’alza un vento che ulula tra l’erba selvatica cresciuta tra le rovine della villa. Tendaggi, alti finestroni, giardini abbandonati che sanno di inverno e fuochi nei camini. Carrozze tirate da due paia di cavalli, con un cocchiere vestito di freddo che fa schioccare la frusta a cassetta. Cascate brumose, acque color notte, la forza atavica di un ruscello che scorre tra le sagome di alberi frondosi che ne sorvegliano il corso. Sale la nebbia dalle acque e ammanta confuse figure, forse massi, forse cespugli, forse predatori notturni, non ha comunque importanza, perché tutto in questo incanto sembra vivo.
giovedì 17 giugno 2010
Come rapinare una banca con Google
Questo post è stato ispirato da un paio di eventi. Prima di tutto ho notato che ieri è capitato sul mio blog un visitatore seguendo la chiave di ricerca di Google “cerco soci per rapinare banche”. Il visitatore è stato dirottato sul mio post “Cerco soci editori”, ma non credo che sia rimasto deluso, essendo notoriamente certi editori indistinguibili dai rapinatori di banche. Il secondo elemento ispiratore è stato mio nipote, di cui ho parlato nel post L’ultimo uomo sulla terra, quello che da bambino mi faceva strane domande tipo come sopravvivere da ultimo uomo sul pianeta, come evadere da una prigione o, appunto, come rapinare una banca.
Io all’epoca gli rispondevo che non doveva essere poi così difficile svaligiare una banca. Ci riusciva un sacco di gente di limitate conoscenze e a maggior ragione avrebbe potuto riuscirci qualcuno che pianificasse il colpo informandosi. Dove le prendi le informazioni? faceva lui. Be’, ci sarà pure da qualche parte un manuale per rapinare una banca, facevo io. Lui rideva e io gli facevo notare che su internet, se sapevi cercare, erano reperibili informazioni per costruirti bombe terroristiche, per suicidarti in fretta, per comprare kalashnikov o tagliare eroina. In realtà però non avevo mai controllato se sul web esistesse un serio manuale su come rapinare una banca. Fino a ieri, almeno. Finché non me l’ha fatto ricordare il tizio che cercava soci rapinatori.
lunedì 14 giugno 2010
Come dentro un film di Sergio Leone
Ripropongo qui il post che scrissi quattro anni fa dopo la vittoria al mondiale di Germania, con relativi commenti.
Siamo al momento prima dei rigori finali. Facciamo conto che quella di ieri non sia una partita di pallone sia pure importante, ma un film di Sergio Leone. Facciamo anche conto che la partita giocata – tempi regolari e supplementari – non conti. Non ce ne importa niente di ciò che è successo finora, delle giocate fantasma di Totti, dei nervosismi di Zidane, della strenua difesa di Cannavaro, delle incursioni di Henry. E’ un film di Sergio Leone, abbiamo detto. Sono finiti i tempi supplementari e si avvicina il duello finale dei calci di rigore. I visi dei protagonisti in campo sono tirati, le mani fremono come alla ricerca di una Colt 45 con cui chiudere la partita, gli occhi scrutano il disco di rigore su cui si deciderà la contesa.
Basteranno pochi minuti per vedere chi alzerà al cielo la coppa più prestigiosa del calcio (ma anche i più ingenui telespettatori hanno capito che nello stadio di Berlino si gioca qualcosa di più importante di una partita di pallone). Noi però non vogliamo soffrire tanto a lungo. Vogliamo conoscere in anticipo il risultato finale. Abbiamo un solo modo, dato che abbiamo detto che questo è un film di pistoleri nostrani. Dobbiamo basarci sui primi e primissimi piani dei duellanti. Sulle inquadrature che ci riportano ai duelli decisivi di Per un pugno di dollari, del Buono, il brutto, il cattivo o per finire del capolavoro C’era una volta il West. Dobbiamo immaginare che gli occhi di Pirlo siano quelli di Charles Bronson, che gli sguardi di Materazzi somiglino a quelli di Clint Eastwood e che, in ordine, quelle di Del Piero, De Rossi e Fabio Grosso siano le smorfie di Henry Fonda, Lee Van Cleef e Eli Wallach.
mercoledì 9 giugno 2010
Partecipo a una mostra di fumetti
sabato 5 giugno 2010
Svelato il tema di maturità: se sei bello (o no) ti tirano le pietre.
sabato 29 maggio 2010
Grandi orizzonti, grande felicità
mercoledì 26 maggio 2010
Sono più trasgressivi i culi nudi o le parole sincere?
Carissimi amici, vi sottopongo un problema filosofico di così vasta portata da far vacillare le mente: sono più trasgressivi i culi nudi o le (nude) parole sincere? A prima vista sembrerebbe non esserci partita. Il culo nudo, specie se provvisto di adeguata rotondità e turgidità, è percepito trasgressivo come poche cose. Le parole spesso appaiono solo un espediente per dare aria alla bocca o alla tastiera. Tuttavia soffermiamoci sulla questione perché alcune implicazioni potrebbero sorprenderci.
Prima di arrivare al culo nudo da tutti atteso, tratteniamo gli istinti libidinosi e partiamo da un mio conoscente di internet di cui ho già parlato nel mio recente post Liberté, Egalité internetté che vi consiglio di leggere se non l’avete già fatto. E’ uno scrittore di testi televisivo, scrive per noti comici televisivi e guadagna – è lui che lo afferma in un’intervista pubblica rintracciabile sul Web – grossomodo come quelli che si facevano le vacanze alle Maldive prima dell’onda anomala. In realtà i testi che costui scrive ad alcuni, tra cui il sottoscritto, sembrano non epocali e a volte persino scarsetti, ma questo a ben vedere non conta poi molto. Però ci stiamo scordando il culo. Il culo in questione è quello di questo signore vippettino televisivo. Conoscete il tipo: il solito autore televisivo radical-chic che pensa di essere molto progressista, molto modernista, molto illuminista, molto ista, il tipo che sta dalla parte giusta e guarda verso il futuro. Soprattutto questo tipo pensa di essere il re della trasgressione. Pensa di essere così trasgressivo che sul suo blog si è fatto fotografare con il culo nudo ridendo con un suo compare, anch’esso scribacchino televisivo e anch’esso a culo nudo. Dovreste vederli, questi due come ridono contenti sventolando i loro posteriori, a dire il vero non tanto floridi e belli a vedersi. Hanno l’aria di pensare, su quella foto sul blog: siamo fichi, siamo ricchi, abbiamo il successo e guardate un po’ come cazzo (o culo) siamo trasgressivi.
giovedì 20 maggio 2010
Di che stupidità eravamo stupidi da ragazzi?
Ieri ho pubblicato un video di you tube su facebook. È “Back’o town blues” di Louis Armstrong in una incisione del ’55. Mi sono subito ricordato del disco di vinile che comprai al liceo, potevo avere sedici o diciassette anni, che conteneva quello stesso brano. Solo che la registrazione in mio possesso risaliva agli anni Trenta. Il pezzo è un gran bel pezzo, in cui domina la magia della tromba di Armstrong, alternandosi alla suggestione quasi superiore della sua voce graffiante. Ieri per un attimo, cullato da tromba e voce, ho visto un ragazzo di tanti anni fa e mi sono detto quel ragazzo, che io ero stupido. Era chiaro che avevo comprato quel disco per distinguermi dai miei coetanei, dato che allora come ora non ci sono tanti ragazzi che ascoltano le registrazioni degli anni Trenta di pezzi Jazz-blues. Il mio era un chiaro e maldestro tentativo di evidenziarmi e forse elevarmi sugli altri. Di dire: guardate, io cammino su sentieri solitari che voi non potete comprendere o percorrere. Sì, riflettevo ieri, comprando quel disco mi ero dimostrato un ragazzo stupido e un pizzico arrogante, seppure in maniera incosciente. Poi però ho pensato che la mia colpa non era tanto grave. Anche gli altri ragazzi, quelli che non erano altezzosi e forse insicuri come me, erano stupidi. Anche quelli che ascoltavano la discomusic o andavano in discoteca o facevano o dicevano quello che faceva o diceva il branco non erano poi tanto meglio di me. Erano sciocchi pure loro senza sapere di esserlo, a ben vedere, seppure in maniera diversa. Eravamo tutti dei gran superficiali che cercavamo di segnalarci o metterci in mostra, solo con metodi diversi.
lunedì 17 maggio 2010
Ma come porti i capelli, bela bionda
- Ma come porti i capelli, bela bionda…
- Non mi pare il momento per mettersi a cantare, devi scrivere un post e cerca di farlo bene, su, qualcosa che faccia riflettere e ti segnali al popolo del blog come una voce libera che guida i meno attenti verso la verità.
- Tu li porti alla bela marinara…
- Ti avverto, non mi lascerò coinvolgere in nessuno sketch alla Cochi e Renato. Per quanto riguarda il tuo post, io consiglio senz’altro la denuncia. Potresti parlare della rivolta in Grecia o delle case quasi regalate a ministri e potenti politici.
- Tu li porti come l'onda…
- Vuoi andare sul polemico? Parliamo del garbo con cui D’Alema manda a farsi fottere chi lo intervista o di Chicco Testa che dice “Ti spacco la faccia” nel dibattito sul nucleare?
- Come l'onda in mezzo al mar.
sabato 8 maggio 2010
Liberté, Egalité, Internetté
Cari amici, questo è un blog, su questo blog c’è questo post e sotto questo post c’è lo spazio per i commenti. La cosa importante è che si potrà commentare questo post ed eventualmente impallinarlo. E' questo il blog, scrivi e lasci agli altri la possibilità di criticarti. Alcuni commenti non ti piaceranno, altri ti faranno incazzare, alcuni, forse, ti sembreranno opera di provocatori, ma l'alternativa è quella di chiuderti in una torre d'avorio per farti adorare a distanza dal popolo bue. Il blog è democrazia, è parità, è uguaglianza. Un volta sostenni – quasi tutto serio e quasi niente faceto - che il blog è il luogo dove più compiutamente si sono realizzati gli ideali della rivoluzione francese, o almeno due, la libertè e soprattutto l’egalité. Sul blog e nel virtuale in genere siamo uguali. Ognuno è ciò che scrive e come si rapporta agli altri. Non ci sono nobiltà preesistenti, non ci sono duchi e conti per volontà divina, non ci sono figli dei Pooh che spadroneggiano in televisione, non ci sono mammasantissima per diritto ereditario, non ci sono vip e vippettini. Ci sono i tuoi post e i tuoi commenti e se sono migliori e più efficaci di quelli di un vip lo vedono tutti, o quelli che hanno abbastanza sale in zucca per leggere e capire. Sul tuo blog può passare l’ultimo dei derelitti e ti fa a pezzi, e se ne frega se prima di finire sul virtuale eri un cazzo di scrittore di best seller coccolato dai critici o una star di talk show alla Daria Bignardi che scrive sempre la cosa più giusta del giusto.
lunedì 3 maggio 2010
Serenata underground
lunedì 26 aprile 2010
Sul baratro della posta del cuore

domenica 18 aprile 2010
L’immaginazione al potere
Il ministro degli esteri Tex Willer parteciperà al summit internazionale di Ginevra in cui di si discuterà della situazione in Medioriente. Il capogruppo della maggioranza al senato, onorevole Corto Maltese, si è consultato con il suo collega dell’opposizione, Dylan Dog, per determinare un’agenda sulle proposte di modifiche costituzionali. “Il debito pubblico è sotto controllo”, così ha dichiarato il primo ministro Spider-man, assicurando al presidente della Confindustria, signora Eva Kant, e ai segretari dei sindacati confederati, Mandrake, Charlie Brown e Incredibile Hulk che è allo studio un provvedimento per ridurre gli oneri fiscali.
Nell’ambito delle celebrazioni della festa nazionale, il presidente della Repubblica Alan Ford ha incontrato i governatori regionali Asterix, Amelia la Fattucchiera che Ammalia e Tin Tin in un caloroso ricevimento svoltosi a Palazzo Magnus & Bunker. Il commissario alle politiche comunitarie, signora Wonder Woman, ha discusso a Bruxelles con il premier Asterix e il Lord Cancelliere dello Scacchiere, Stanislao Moulinsky in uno dei suoi più riusciti travestimenti, del comando Nato delle Sturmtruppen di stanza a Paperopoli.
sabato 10 aprile 2010
Guccineide

giovedì 8 aprile 2010
Sette giorni di coma virtuale
- Finalmente si torna a vivere!
- Esagerato, sembri quasi un redivivo Lazzaro, mentre sei solo uno ha riavuto la linea adsl dopo una settimana di malservizio del suo gestore.
- La fai facile, tu. Vorrei vedere te dopo una settimana senza adsl. Queste sono sventure che avrebbero potuto devastare una mente e una personalità più fragili delle mie. Meno male che posso contare su questo carattere di ferro che mi permette di superare ogni avversità.
- Sì, sembravi proprio un moderno Achille, mentre frignavi con gli addetti del call center per farti ridare la linea. Ma poi mi spieghi a che diavolo ti serviva collegarti a internet? Devi avere affari molto remunerativi in corso tra Facebook, il blog, la posta elettronica e la rassegna di giornali on line curata dalla Camera dei Deputati. Roba da migliaia di euro a giornata.
mercoledì 24 marzo 2010
Indietro nel tempo
Spesso ci si imbatte nell’eterna domanda: ti piacerebbe tornare indietro nel tempo? Chissà perché quella domanda quasi sempre si riferisce a un’epoca adolescenzial liceale, probabilmente interpretata da tutti come un’età di svago, in cui si diverte senza le angosce esistenziali della maturità, senza dover combattere per trovare un lavoro o conservarlo, senza le responsabilità familiari o magari le preoccupazioni della salute. Un’epoca di latte e miele in cui si è abbastanza giovani e irresponsabili per divertirsi sul serio e in cui, nello stesso tempo, si è abbastanza cresciuti per spassarsela come gli adulti, cioè innamorandosi o facendo sesso, ubriacandosi o vedendosi come eroi che cambieranno il mondo con il loro idealismo (idealismo soprattutto a parole).
Io ho sempre trovato questa domanda stupida. Se tornassi nel passato, farei le stesse cose che ho fatto, sarebbe come vedere una replica, magari piuttosto scadente, della tua vita: io sarei come ero e il mondo sarebbe come era, perché mai dovrebbe accadere qualcosa di diverso? Perché dovresti conquistare la ragazza che non ti filava, vincere la partita che non hai vinto, risultare più interessante o figlio di buona donna di come eri? Se non cambi nessun elemento dell’equazione della vita, l’incognita x continuerà ad avere lo stesso valore di venti o trent’anni fa.
mercoledì 17 marzo 2010
Quattro anni vissuti (pericolosamente?) sul blog
- Ti tocca, lo sai, sono passati ormai quattro anni da che sei sul blog.
- Parli dell’intervista sul blog? Dobbiamo proprio farla?
- Certo. E mi raccomando, rispondi serio senza le solite battute cretine. Cerca di essere pure un po’ palloso, altrimenti la gente non ti prende in considerazione. Lo spazio sul blog, lo sai, è ristretto; direi di concentrare la nostra intervista sui nick e sui titoli di blog che hai usato in questi quattro anni. Se sei bravo, dirai più di ciò che ti chiedo. Sei pronto?
- Spara.
- Cominciamo dal titolo del blog. Il titolo è importante e dimostra che rapporti hai con questo mezzo virtuale. Come hai cominciato?
- Il primo titolo del mio blog era “I penultimi” o qualcosa come Società dei Penultimi. E aveva come sottotitolo “Siamo gli ultimi, ma ci lasciamo un posto vuoto dietro per non peccare di superbia”.
- Non male. Chi non ti conosceva magari si beveva pure che eri modesto.
giovedì 11 marzo 2010
Il gioco delle coppie a via Toledo, Napoli
Un po’ di tempo fa ero seduto su un muretto di via Toledo a Napoli. Mi riposavo e guardavo la gente passare. Chissà perché, guardando la gente passare, erano in maggioranza coppie, mi frullava in mente una frase del dottor House, riferita al modo in cui si accoppiavano le carte e gli uomini nel poker e nella vita: “I sei con i sei, i nove con i nove, i quattro con i quattro”.
I primi che vidi era due persone semplici, sulla trentina abbondante, facce popolari, lei era vestita con dubbio gusto, troppo vistosa, gonna di pelle, stivali alti, trucco forte, si vedeva che voleva fare colpo sul suo uomo anche se non aveva grandi mezzi fisici, lui aveva la faccia di un bidello della provincia napoletana, fumava camminando, era tarchiato e le sue zone di grasso parevano curiosamente disposte in maniera diversa da quelle dei ricchi in sovrappeso. Mi pare avesse addosso un giubbotto aderente nero da cui usciva una pancia proletaria.
Poi passò un gruppetto di due coppie di scandinavi. Solo l’ironia di Alberto Sordi avrebbe potuto descriverli con giustizia. Erano a ridosso della sessantina, tutti altissimi, con i capelli bianchi ex biondi, nasi e volti aristocratici, vestiti da borghesi casual, ridevano come ridono i borghesi che hanno un casa di campagna fuori Stoccolma, al cui camino si scaldano nei fine settimana bevendo vini decantati e leggendo il Camus dei neovichinghi. Chissà perché, vedendoli, li classificai tutti e quattro, maschi e femmine, nella categoria degli architetti. Pensai che da qualche parte nella Scandinavia c’erano i figli di quei quattro, e anche loro erano alti, sofisticati e avrebbero stuzzicato l’ironia di Alberto Sordi, e si sarebbero accoppiati con altri tizi che avevano la faccia di architetti ed emanavano agiatezza economica.
giovedì 4 marzo 2010
O che bel virtual castello marcondirondirondello
- Mammina, posso farti una domanda?
- Certo, Luigino, sono lieta di soddisfare la tua sete di conoscenza. Tu però fai aaahhhh e ingoia questo boccone saporito che ti farà crescere sano e forte come il tuo papi.
- Grazie, mami, che cos’è un free transparent proxy?
- Be’, ecco, Luigino, un transparent proxy è quella cosa che quando la tocchi…
- … quando la tocchi?
- Cioè volevo dire quando la guardi…
- … quando la guardi?
- insomma è quella cosa che non ti devi avvicinare troppo, cioè puoi pure avvicinarti se giri la testa da un’altra parte, però assolutamente è meglio non ridere quando sei vicino a quella robaccia, ma ne parleremo meglio con il tuo papi stasera. E ora apri la boccuccia che sta arrivando un treno carico carico di…
- Mi sapresti dire che differenza c’è tra un tracker, un cracker e uno spammer, mammina?
- E’ una domanda semplicissima, il tracker è un’omaccione tutto scuro, con un paio d’occhi tutti… e quei capellacci, mentre il cracker si veste tutto… cioè è uno che si dà un sacco… e cammina tutto così… Uh, Luigino ti spiegherò tutto meglio dopo che avrai aperto la bocca e ingoiato questo bel cucchiaio di pappa saporita.
mercoledì 24 febbraio 2010
So di sapere tutto (eccetto i dettagli)
Tutti ricorderanno la celebre frase di Socrate “So di non sapere”. E tutti vi si saranno rifugiati qualche volta. E’ una frase bella, rassicurante e chissà perché ti fa sentire allo stesso tempo intelligente e modesto quando la pronunci. Pure io l’ho ripetuta parecchie volte, come tutti, sentendomi gratificato dalla consapevolezza della mia ignoranza, come tutti. Era convinto che quella dichiarazione sarebbe stato uno dei punti fermi della mia vita, ma mi sbagliavo.
Una volta mi è successo un fatto strano. Ero in quel particolare stato mentale che segue il sonno e precede il risveglio vero e proprio, quello stato in cui siamo ricettivi a strane suggestioni della psiche. Delle volte in quei momenti ci sentiamo come in preda a una sostanza stupefacente che sembra dilatare la nostra percezione del mondo. Ci sembra di capire di più, di vedere più lontano. In uno di questi miei risvegli non ancora risvegli si fece strada nella mia mente la seguente riflessione “So di sapere tutto”. Era proprio così, mi pareva di conoscere ogni cosa che valesse la pena di conoscere. Sapevo che cos’era il mondo, quali leggi lo reggevano, com’era strutturato l’universo a grandi linee. Sapevo tutto, così mi pareva in quel singolare dormiveglia, del comportamento umano. Perché le persone fanno certe cose e non altre, perché si innamorano o si odiano, perché si sacrificano, scrivono o dipingono. Sapevo cosa vogliono tutti, cosa pensano e cosa fanno, e non mi pareva neppure una cosa complicata da capire. Sapevo cos’era la storia, perché c’erano le guerre e i cambiamenti sociali. Cosa so? mi domandai per un attimo visionario. E se sapessi tutto? mi risposi sempre in quell’attimo visionario. Se sapessi tutto ciò che vale la pena di sapere?
giovedì 18 febbraio 2010
Il boxeur e la ballerina
Ero adolescente e andavo pazzo per il cinema (il cinema mi piace ancora solo che non vado più a vederlo nelle sale). Era il periodo della Contestazione, io sognavo un po’ di diventare un grande rivoluzionario e un po’ mi vedevo nei panni dell’Uomo Ragno che salva la bella Gwen da qualche supercriminale alla Octopus (non c’erano ancora Spider-man e Mary Jane). Quando inclinavo verso il rivoluzionario, leggevo Paese Sera o La repubblica. Spesso preferivo Paese Sera, non da ultimo per le recensioni cinematografiche di Callisto Cosulich, il per me indimenticabile curatore e presentatore del ciclo di film su Billy Wilder nella Rai riformata. Cosulich era un critico vecchio stampo alla Claudio G. Fava, quelli con il calzino rigorosamente scuro fuoriuscente dalla gamba accavallata in poltrona che ti torturavano con dieci minuti di chiacchiere incomprensibili prima di farti finalmente occhieggiare sotto la gonna di Marilyn Monroe in bianco e nero. Di solito era serioso e palloso come i suoi colleghi di attività; però era uno innamorato del racconto cinematografico anche quando assumeva connotazioni di romanzo popolare.
In quanto aspirante (capo) rivoluzionario andavo al cinema d’essay ogni lunedì, preferibilmente dopo aver letto un articolo positivo di Callisto Cosulich su Paese Sera. Nella mia veste di Uomo Ragno salvatore di donzelle, tuttavia, cercavo di indirizzarmi sui titoli più avventurosi o romantici. Uno di questi lunedì Cosulich scrisse molto bene di un film che non aveva avuto un grande riscontro di pubblico, Il Boxeur e la ballerina.
venerdì 12 febbraio 2010
O Capitano, mio Capitano (Mio Capitano feat Cleide)

domenica 7 febbraio 2010
Cruciverba dei figli di papà
martedì 2 febbraio 2010
Il pulsante per distruggere il mondo
- Figlia mia, come vedi davanti a te ci sono due pulsanti
- Figlia mia sta mazza, ti pregherei di non usare quel tono patriarcale con me, anche se sei Dio. Mi sono stancata di queste sparate maschiliste. E’ tutta la vita che le combatto.
- Mi spiace per te, ma non sono Dio, anche se ti ho già dato ampie prove della mia potenza. Posso fare molte delle cose che voi attribuite alle vostre divinità e anche qualcuna in più. Ciò che importa è che lì davanti a te ci sono due pulsanti. Fanno parte di un esperimento importante che coinvolgerà il genere umano e il pianeta che abita. Tra poco dovrai premere uno dei due tasti. Se premi il tasto blu distruggerai il mondo, con quello giallo lo salverai.
- Ma cos’è, uno scherzo?
- Nessuno scherzo. Come vedi ti ho trasferito in un istante a distanze astrali dal tuo pianeta d’origine, quel puntino blu laggiù è la terra. Ora il suo destino dipende dalle tue scelte. Il pulsante giallo salva il mondo e il blu lo condanna.